SUMMER SCHOOL 2023

 

Riconoscere i volti dell’amore, dietro e oltre le maschere della vita, sarà il tema della Summer School 2023 sulla Spiritualità del prendersi cura, organizzata dall’Istituto di Neuroscienze e Gestalt Therapy “Nino Trapani”. Nel solco tracciato dal pensiero di Pirandello – «Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai molte maschere e pochi volti» – rileggeremo le maschere greche come pura espressività emotiva, di quel pathos dalla bocca spalancata che amplificava la voce della smorfia di dolore dell’attore tragico. Parleremo di «autenticità» del sentire e dell’esser-ci pienamente nella relazione di cura con la compassione e la spiritual care. Affronteremo la tematica delle identità multiple e mascherate, dai fack profile agli avatar, ma anche dei volti che si prendono cura, nella ricerca del volto di Dio. Completeremo il percorso formativo con le arteterapie (le maschere nell’arte) e le terapie espressive.

Inaugureremo l’evento culturale nella sala Borsellino di Palazzo Vermexio, in data 01-06-2023 ore 16:00-20:00, con una conferenza dal titolo: «La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore».

Proseguiremo poi dal 2 al 4 giugno presso il Centro Urban Center di Siracusa con relazioni in plenaria e laboratori artistici, come formazione riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca e dal Ministero della Salute, per il personale interessato.

 

PROGRAMMA

Giovedì 1-6-2023 ore 16-20 nella Sala Borsellino, Palazzo Vermexio, piazza Duomo, Siracusa.

 

LA SPIRITUALITÀ È CURA: LA FORZA DELL’AMORE NEL DOLORE

PAOLA ARGENTINO

e tavola rotonda di tutti i relatori della Summer School 2023

Con la partecipazione artistica straordinaria di Claudia Koll

 

– introduttiva di FRANCESCA ISOLA nel Monologo che ha scritto e interpretato per questo evento dal titolo: “Volto il volto”

– conclusiva di RAFFAELE SCHIAVO con la performans Personalmente, preferisco la maschera canti, deliri e sproloqui dalle sacre oscurità del volto

 

Venerdì 2-6-2023 ore 9-13 e ore 15:00-17:30 nell’Urban Center via Bixio n.1, Siracusa.

VOLTI E MASCHERE: TRA IDENTITÀ E AUTENTICITÀ

ore 9:00-9:40

La maschera come racconto. Identità e molteplicità

GIOVANNI SALONIA

ore 9:40-10:20

Le emozioni al tempo dell’antropocene

ERNESTO BURGIO

ore 10:20- 11:00

 Autenticità del sentire: rieduchiamoci

DANIELA LUCANGELI

ore 11:00-11:20 pausa

ore 11:20-12:00

Pirandello e la Gestalt Therapy

ANTONIO SICHERA

ore 12:00-12:40

Oltre la maschera: alla ricerca di un ethos come luogo di incontro

MARIA LUISA DI PIETRO

ore 12:40-13:00

Smascherare un mito: la Sindrome di Medea

PAOLA ARGENTINO

ore 13:00 -13:30 Dibattito interattivo

ore 13:30- 15:00 Pausa pranzo

ore 15:00- 18:30

LABORATORI DI DANZAMOVIMENTO TERAPIA ED ESPRESSIONE ARTISTICA.

DANZARE L’IDENTITÀ TRA LA MASCHERA ED IL VOLTO (prima parte)

CARMEN DI BELLA e lo staff didattico dell’Istituto

 

Sabato 3-6-2023 ore 9:00-13:30 e ore 15:00-17:30 nell’Urban Center via Bixio n.1, Siracusa.

RICONOSCERE I VOLTI DELL’AMORE OLTRE LE MASCHERE

ore 9:00-9:40

L’umano irriducibile: il volto e la maschera

GIORGIO BONACCORSO

ore 9:40-10:20

La faccia: il luogo dove il pensiero diventa immagine

GIANFRANCO TAJANA

ore 10:20- 11:00

L’abito fa il medico?

MARINA RISI

ore 11:00-11:20 Pausa

ore 11:20-12:00

Specchi dell’identità: tra maschera, avatar e fake profile

ERICA POLI

ore 12:00-12:40 

Lessico del volto… tacendo

GIOVANNI MORUZZI

ore 12:40-13:00 Intervento preordinato

La danza degli sguardi tra madre e bambino

LUCIA STELLA

ore 13:00 -13:10

Prometeo e Pandora: il volto della speranza

PAOLA ARGENTINO

ore 13:00 -13:30 Dibattito interattivo

ore 13:30- 15:00 Pausa pranzo

ore 15:00- 18:30

LABORATORI DI DANZAMOVIMENTO TERAPIA ED ESPRESSIONE ARTISTICA.

DANZARE L’IDENTITÀ TRA LA MASCHERA ED IL VOLTO (seconda parte)

CARMEN DI BELLA e lo staff didattico dell’Istituto

 

Domenica 4-6-2023 ore 9:00-13:30 Urban Center via Bixio n.1, Siracusa.

MASCHERE E VOLTI NELL’ARTE E LE TERAPIE ESPRESSIVE

ore 9:00-9:30

I volti ci salveranno

AGATA PISANA

ore 9:30-10:00

Alla ricerca (impossibile) del volto di Dio (e del nostro)

GILBERTO BORGHI

ore 10:00- 10:30

L’interiorità velata: scorci di volti e maschere nell’Arte Contemporanea

CHIARA GATTI

ore 10:30-11:00

Le trappole del potere: maschera e volto nel teatro di Seneca

ANDREA SOLLENA

ore 11:00-11:20 Pausa

ore 11:20-11:50

Volti e Maschere: il potere della parola tra σῶμα (soma) e ψυχή (psiche)

RITA GAROFALO

 ore 11:50- 12.20

Il silenzio: profondità del sentire, bellezza della vita

TAMMARO MICHELA

ore 12:20-12:40 Intervento preordinato

Il corpo performativo come maschera e svelamento in uno studio di teatro danza nelle Trachinie di Sofocle

CONCETTINA MASTRIA

ore 12:40-13:00

Il volto della vita e gli esseri umani (maschere?)

PAOLA ARGENTINO

ore 13:00 – 13:30

Conclusioni dell’evento LO STAFF DIDATTICO DELL’ISTITUTO

ore 13:30- 14:00 TEST CREDITI ECM

 

Organizzazione didattica

  • Il corso di alta formazione è strutturato in un programma di quattro giorni da seguire esclusivamente in presenza.
  • È possibile presentare propri contributi come interventi preordinati, o come poster scientifici, sottoponendoli entro il 30 Aprile 2023 alla Commissione Scientifica (neuroscienzegestalt@gmail.com)
  • Le iscrizioni alla Summer School si chiudono il 15 Maggio 2023. 
  • Il Corso di Formazione è rivolto a tutte le figure professionali sanitarie (medici, psicologi, biologi, ostetriche, infermieri, fisioterapisti, veterinari, farmacisti, terapisti della riabilitazione, educatori, ecc.) per i quali sono stati attribuiti crediti ECM 33,6. La quota di partecipazione è di 350 euro entro il 15 maggio. La modalità di iscrizione per coloro che sono interessati a conseguire i crediti ECM è online cliccando su questo link:
http://fopecom-rm.unicatt.it/fopecomonline/default.aspx?Edizione=1&IdEvento=10162

 

  • Il Corso di formazione è rivolto anche agli insegnanti di ogni ordine e grado che potranno utilizzare la CARTA DOCENTE. Anche costoro per iscriversi devono cliccare sul link:
http://fopecom-rm.unicatt.it/fopecomonline/default.aspx?Edizione=1&IdEvento=10162

e indicare altra “modalità di pagamento” e poi inviare il voucher con la quota precisa.

Tutti gli altri interessati a frequentare l’evento formativo senza necessità del provider per il conseguimento di crediti ECM e per l’utilizzo della carta docente potranno iscriversi direttamente tramite l’Istituto Nino Trapani.

La quota di partecipazione è di euro 315,00 (IVA inclusa). Le iscrizioni alla Summer School SI CHIUDONO IL 15 MAGGIO. Riconosciuti 20 CREDITI FORMATIVI CNCP ai counsellor di base, professionisti, avanzati e formatori/didatti.

 

La partecipazione è GRATUITA per gli iscritti ai Master dell’Università Cattolica Sacro Cuore e dell’Istituto Nino Trapani in corso, ma occorre prenotare entro il 10 maggio 2023 la propria presenza ai laboratori di DanzaMovimento terapia ed espressione artistica, perchè sono a numero chiuso.

Per iscriversi tramite l’Istituto Nino Trapani occorre inviare una email all’indirizzo summerschool@istitutoninotrapani.org

In risposta alla quale riceverete il modulo di iscrizione.

 

Programma sociale, escluso dalla quota di partecipazione.

 

Programma sociale:

– partecipazione alle tragedie greche di Medea di Euripide e Prometeo Incatenato di Eschilo,

– visita guidata dell’isoletta di Ortigia e del parco archeologico delle latomie del Paradiso.

 

Prezzi ridotti per i partecipanti alla Summer School ed i loro accompagnatori tramite prenotazione entro il 15 aprile 2023

 

Per ulteriori INFORMAZIONI: summerschool@istitutoninotrapani.org

 VI ASPETTIAMO!

 

Il programma della Summer School,
organizzata in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è diretto dalla prof.ssa Paola Argentino.

I NOSTRI OSPITI

Nella splendida cornice del colle Temenite, tra la mitica isoletta di Ortigia e il Castello Eurialo (la fortezza da dove Archimede, con un gioco di specchi, proteggeva la polis), ecco le latomie del Paradiso, dove si erge, nella sua storica bellezza, il teatro greco. Ed è qui, al tramonto, con all’orizzonte il mare, che verranno rappresentate questo anno, nei giorni della Summer School, due tragedie greche: “Prometeo Incatenato” di Eschilo e “Medea” di Euripide.

 

Giovedì 1 giugno 2023

Benvenuto e inaugurazione della School 2023

ore 16-20 Sala Borsellino Palazzo Vermexio, piazza Duomo, Siracusa

 

Paola Argentino

LA SPIRITUALITA’ E’ CURA: LA FORZA DELL’AMORE NEL DOLORE

Tavola rotonda di tutti i relatori alla Summer School 2023

 

Con la partecipazione artistica straordinaria di Claudia Koll

di Francesca Isola nel Monologo che ha scritto e interpretato per questo evento dal titolo: “Volto il volto” e di Raffaele Schiavo con la performance Personalmente, preferisco la maschera, canti, deliri e sproloqui dalle sacre oscurità del volto

 

“Volto il volto”.

Gaetano La Speme

FRANCESCA ISOLA

Autrice e attrice teatrale di spettacoli che esplorano tutte le infinite sfumature del cuore umano. Ha fondato la Scuola di Improvvisazione Teatrale di Genova, in cui insegna recitazione e narrazione. Laureata in Filosofia collabora con aziende e università allo sviluppo dei talenti individuali. Diplomata nel 2023 al Master in PNEI e Neuroscienze dell’U.C.S.C. e Ist. Nino Trapani.

“Personalmente, preferisco la maschera”

Giorgio Bonaccorso

RAFFAELE SCHIAVO

Cantante e musicista eclettico, compositore e performer teatrale, musicoterapeuta e formatore nell’ambito delle cure palliative. Esperto in canto degli armonici e musica antica dal Medioevo al Barocco, è ideatore del metodo socio-musicale VoxEchology e autore di diversi libri, di cui l’ultimo “Estetica della Performance” ed. Mimesis (2021).

Venerdì 2 giugno 2023

VOLTI E MASCHERE: TRA IDENTITA’ E AUTENTICITA’

La maschera come racconto. Identità e molteplicità
Giovanni Salonia

GIOVANNI SALONIA

Psicologo, psicoterapeuta e teologo. Già docente di Psicologia Sociale presso l’Università LUMSA di Palermo e di Psicologia presso la Facoltà Teologica di Palermo, è attualmente docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e all’Università Gregoriana. Direttore Scientifico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt dell’Istituto di Gestalt Therapy hcc Kairòs.

Le emozioni al tempo dell’antropocene

Ernesto Burgio

ERNESTO BURGIO

Medico pediatra. Esperto in epigenetica e biologia molecolare. Membro di importanti istituti e società scientifiche, tra cui: European Cancer and Environment Research Institute (Bruxelles); Science of Consciousness Group (Università di Padova), Gruppo Emergenza COVID della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale).

Autenticità del sentire: rieduchiamoci

Daniela Lucangeli

DANIELA LUCANGELI

È Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova. Nell’ambito delle sue ricerche si occupa di apprendimento e neurosviluppo. È componente di associazioni di ricerca e di comitati scientifici internazionali.

Pirandello e la Gestalt Therapy

Antonio Sichera

ANTONIO SICHERA

Insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Univ. degli Studi di Catania ed è docente di Fenomenologia ed Ermeneutica nella Scuola di Specializzazione dell’Ist. di Gestalt Therapy Kairòs.

Oltre la maschera: alla ricerca di un ethos come luogo di incontro 

Antonio Sichera

MARIA LUISA DI PIETRO

Professore associato di Medicina legale della Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” di Roma, Direttore del Centro di Ricerca e Studi sulla Salute Procreativa (CeRiSSaP) dell’Università Cattolica Sacro Cuore.

Smascherare un mito: la Sindrome di Medea

Antonio Sichera

PAOLA ARGENTINO

Medico, Psichiatra-Psicoterapeuta. Co-Direttore Master in Psico-Oncologia, in PNEI e Neuroscienze e di altri Master dell’U.C.S.C. Docente Univ. di Psicologia Clinica e Psicopatologia. Autrice del libro “La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore”, ed. Mondadori Università.

Sabato 3 giugno 2023

RICONOSCERE I VOLTI DELL’AMORE OLTRE LE MASCHERE

L’umano irriducibile: il volto e la maschera

Giorgio Bonaccorso

GIORGIO BONACCORSO

Monaco benedettino. È docente presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina (Padova). Si occupa dei riti religiosi e cristiani, con particolare attenzione all’aspetto antropologico, e approfondisce e commenta testi di teologia, filosofia e letteratura

La faccia: il luogo dove il pensiero diventa immagine

Gianfranco Tajana

GIANFRANCO TAJANA

Già ordinario di Istologia ed Embriologia all’Università di Salerno. Studia le relazioni tra i meccanismi dello sviluppo ed i sistemi biologici intesi come “campi psichici che chiedono di essere interpretati per comunicarci la loro intelligenza”. Ha collaborato con l’OMS nella formazione dei docenti di diverse Facoltà Internazionali.

L’abito fa il medico?

Marina Risi

MARINA RISI

Medico, specialista Ostetricia e Ginecologia. Esperta di medicina integrata. È stata cofondatrice della SIPNEI (Società Italiana Di Psiconeuroendocrinoimmunologia). È consulente dell’ISS presso il Dipartimento di Neuroscienze Sociali. La sua ricerca verte sulla sintesi tra razionalità e intuizione, scienza ed arte, tradizione e tecnologia, occidente ed oriente, corpo e mente.

Specchi dell’identità: tra maschera, avatar e fake profile

Erica Poli

ERICA POLI

Medico psichiatra. È psicoterapeuta e counselor. Membro di numerose società scientifiche, tra cui IEDTA, ISTDP, OPIFER, EMDR Italia, ha un’eclettica formazione psicoterapeutica che le ha fornito la capacità di affrontare il mondo della psiche fino alla spiritualità, sviluppando un personale metodo di lavoro psicosomatico.

Lessico del volto… tacendo

Erica Poli

GIOVANNI MORUZZI

Oncologia medica
Master cure palliative e terapia del dolore
Master psiconcologia
Master bioetica
Responsabile Hospice “Kairos” Siracusa
Presidente Associazione C.I.A.O. – onlus (Centro Interdisciplinare Ascolto Oncologico)

Prometeo e Pandora: il volto della speranza

Marina Risi

PAOLA ARGENTINO

Medico, Psichiatra-Psicoterapeuta. Co-Direttore Master in Psico-Oncologia, in PNEI e Neuroscienze e di altri Master dell’U.C.S.C. Docente Univ. di Psicologia Clinica e Psicopatologia. Autrice del libro “La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore”, ed. Mondadori Università.

Domenica 4 giugno 2023

MASCHERE E VOLTI NELL’ARTE E LE TERAPIE ESPRESSIVE

I volti ci salveranno

Eugenio Borgna

AGATA PISANA

Counsellor formatore supervisore, già docente di Storia e Filosofia, oggi docente alla Facoltà di Teologia di Messina, si occupa da anni di elaborazione del lutto. Vicepresidente Nazionale della Confederazione dei Consultori Familiari e Presidente della Federazione Sicilia degli stessi.

Alla ricerca (impossibile) del volto di Dio (e del nostro)

Giorgio Bonaccorso

GILBERTO BORGHI

Teologo e pedagogista clinico romagnolo. Docente di antropologia filosofica e di religione. Da tempo si occupa del rapporto tra fede e postmodernità, e del mondo giovanile in rapporto alla dimensione spirituale.

L’interiorità velata: scorci di volti e maschere nell’Arte Contemporanea

Eugenio Borgna

CHIARA GATTI

Counsellor professionista diplomatasi nella Scuola di Formazione dell’Istituto Nino Trapani, mediatrice sociale e formatrice. Svolge attività didattica in progetti educativi rivolti al mondo della scuola, del volontariato e della realtà francescana. Collabora con vari blog e riviste e ha realizzato un proprio blog di poesia (www.amarilli.eu).

Le trappole del potere: maschera e volto nel teatro di Seneca

Giorgio Bonaccorso

ANDREA SOLLENA

Counsellor formatore, didatta dell’Ist. “Nino Trapani”, ha conseguito i Master in Pastoral counselling, in Prevenzione e cura della sessualità, in Psiconcologia, in Terapia familiare e di coppia. Docente di Lettere con dottorato di ricerca in Letteratura cristiana antica presso l’Università Pontificia Salesiana.

Volti e Maschere: il potere della parola tra σῶμα (soma) e ψυχή (psiche)

Marina Risi

RITA GAROFALO

Medico, spec. in endocrinologia, psicologa e psicoterapeuta, si è occupata di diabetologia pediatrica e adolescenziale. Autrice di numerose pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali, in atto collabora con l’Istituto GTK e l’Istituto di Neuroscienze e Gestalt Therapy Nino Trapani.

“Il silenzioprofondità del sentire, bellezza della vita”

Gaetano La Speme

MICHELA TAMMARO

Ingegnere gestionale e counsellor professionista. Ha conseguito, con lode, il diploma di Master in Counselling Socio-Educativo presso l’Istituto di Neuroscienze e Gestalt Therapy “Nino Trapani”. Attualmente iscritta al Master in Pastoral Counselling dell’Università Cattolica Sacro Cuore

Il volto della vita e gli esseri umani (maschere?)

Giorgio Bonaccorso

PAOLA ARGENTINO

Medico, Psichiatra-Psicoterapeuta. Co-Direttore Master in Psico-Oncologia, in PNEI e Neuroscienze e di altri Master dell’U.C.S.C. Docente Univ. di Psicologia Clinica e Psicopatologia. Autrice del libro “La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore”, ed. Mondadori Università.

INTERVENTI PREORDINATI

La danza degli sguardi tra madre e bambino

 

Erica Poli

LUCIA STELLA

Psicologa clinica, Psicoterapeuta. Ricercatrice associata al Centro di Ricerca Psicanalisi, Medicina e Società dell’Univ. Paris-Cité. Docente universitaria incarata temporanea in psicologia dello sviluppo e della perinatalità; autrice di publicazioni in riviste internazionali. Danzatrice e coreografa. Creatrice e formatrice del metodo “Accordanse”.

Il corpo performativo come maschera e svelamento in uno studio di teatro danza nelle Trachinie di Sofocle

 

Erica Poli

CONCETTINA MASTRIA

Professoressa del liceo classico “Stampacchia” di Tricase, (LE), insegna lettere antiche e svolge anche l’attività di performer attraverso il teatro danza.

LABORATORI DI DANZAMOVIMENTO TERAPIA ED ESPRESSIONE ARTISTICA

Esperienze di DanzaMovimento – Terapia

“Grounding e Kinesfera” (Radicamento e spazio vitale)

Eugenio Borgna

CARMEN DI BELLA E STAFF DIDATTICO

Psicologa, Psicoterapeuta della Gestalt, DanzaMovimento Terapeuta, già docente di attività motorie e danza in Istituti statali. Conduce whorkshop, gruppi esperienziali, seminari di formazione integrando tecniche di Danzo-Movimento con quelle Relazionali-Gestaltiche.

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Scuola Triennale di Formazione in Counselling Socio-Educativo 

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Volto il volto

Francesca Isola

“A volte appare nelle sere un volto che ci guarda dal fondo dello specchio; l’arte dev’esser come quello specchio che ci rivela il nostro stesso volto”. Il monologo «volto il volto» si ispira a questi versi di Borges che racchiudono in sé, non soltanto il compito dell’arte, ma anche quello della Cura. E di chi si prende cura. In un mondo che ci vuole tutti etichettati, classificati e protocollati, ci voltiamo verso il nostro volto e vediamo solo uno specchio appannato. Volto il volto verso l’Altro ma pare che nessuno mi veda e, così, va a finire che non mi vedo più nemmeno io. Mi volto dando le spalle allo specchio ma, prima di lasciarlo, scrivo con un dito sulla superficie appannata: mi manco. Chissà forse un giorno lo leggerò e tornerò a prendermi dove mi sono perso.

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Personalmente, preferisco la maschera. Canti, deliri e sproloqui dalle sacre oscurità del volto

Raffaele Schiavo

L’artista cant-attore presenterà una serie di coreografie caratteriali a incastro per raccontare le complesse facce della contemporaneità, ricostruendo per sagome e frequenze le questioni relazionali che affliggono la natura umana fino alla beffa.

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La maschera come racconto: Identità e molteplicità

Giovanni Salonia

Il Relatore entrerà nel gioco forse tragico, forse creativo, certamente senza soluzione delle maschere e dell'identità. Le potenzialità di ogni volto come sfida tra pienezza e limiti. Il volto tra epifania ed esodo, tra 'multa' e 'multum'. La corporeità limite o pienezza? Transumano o in-umano? Le maschere: evitamento o esplorazione? Il volto come racconto: l'dentità nella corpo incarnato o nella costruzione sociale? Molteplicità , cambiamenti e identità: la leggenda (e la sapienza ) del 'fil rouge'. Qualche passo verso la pienezza di una identità incarnata.

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Le emozioni al tempo dell'antropocene

Ernesto Burgio

Prima di tutto dobbiamo chiederci cosa si debba intendere oggi per Antropocene. Se fino a qualche anno fa si trattava di un termine vago, di una ipotetica era del mondo condizionata secondo alcuni scienziati dalla presenza invadente e dominante di un’unica specie, Homo sapiens, da un decennio a questa parte una quantità esorbitante di dati concernenti la composizione e l’evoluzione dell’intera ecosfera dimostra che il nostro impatto sul pianeta terra rischia di essere non solo devastante, ma addirittura suicidario. In grado cioè di porre termine al lungo percorso storico e culturale dell’uomo che ha prodotto culture ricchissime, narrazioni meravigliose, forme d’arte bellissime. Geologi, biologi marini, biologi evoluzionisti, biologi molecolari, epidemiologi si affannano a documentare lo stato drammatico della litosfera, dell’idrosfera e soprattutto della biosfera. Ma c’è un ambito d’indagine che stenta ancora a prendere forma: non si parla ancora di Psicologia dell’Antropocene. Eppure un’analisi di ciò che sta succedendo nella coscienza di Homo sapiens e soprattutto dei cuccioli di Homo sapiens quotidianamente costretti a essere testimoni impotenti del degrado rapidamente progressivo della Natura, della società, della cultura, delle relazioni umane e persino dell’immaginario collettivo appare sempre più necessario ed urgente. A questo proposito è importante sottolineare che la crisi epocale in atto non sembra incidere tanto sulla componente cognitiva della nostra mente (e a maggior ragione di quella “in via di costruzione” di milioni di bambini e adolescenti), ma sulla parte più profonda di questa: sulla mente emotiva, sull’inconscio, sull’immaginario. Il dilagare di disturbi del neurosviluppo, disturbi dell’umore, disturbi di personalità dovrebbe essere analizzato in questo contesto e compreso alla luce della possibile “apocalisse imminente” di cui molto si discute e che è continuamente “messa in scena” in forma drammatica in notiziari, documentari, film e perfino videogiochi che non possono non perturbare la costruzione delle reti neurali più antiche: quelle che collegano appunto il cervello ancestrale alla corteccia. Il fatto che sia un’intera generazione di adolescenti a soffrire di disturbi d’ansia, ossessivo-compulsivi, dismorfici, antisociali, autolesionistici, borderline e del comportamento alimentare non può non esser collegato al senso di angoscia crescente e alla paura del futuro (o dell’assenza di futuro) che i media trasmettono senza alcuna cautela. Non è fuori luogo ipotizzare che l’angoscia di morte, legata al dilagare di notizie drammatiche e di angosce non sufficientemente elaborate dagli adulti, stia interferendo negativamente sulla mente e sul cervello in via di sviluppo di milioni di bambini e gli adolescenti. Potremmo anche asserire che il dilagare di scenari virtuali non di rado distopici rischia di prendere il posto dell’immaginario ancestrale, comune a tutte le grandi tradizioni e culture, nel quale si muovevano e affrontavano personaggi luminosi ed oscuri, maschere dell’eterna lotta tra il bene e il male: figurazioni immaginifiche che per millenni hanno permesso ai bambini e agli adolescenti di tutto il mondo di prepararsi ad una vita vissuta come percorso iniziatico e ad assumere un ruolo positivo e costruttivo nel grande Teatro della società e della storia.

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Autenticità del sentire: rieduchiamoci

Daniela Lucangeli

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicofisiologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi; la loro funzione ha una valenza evolutiva e consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo. La letteratura scientifica tende a separare il concetto di “emotion” (emozione, dal latino: e-movere= muovere fuori), riferito al l’attivazione fisiologica del corpo, da quello di “feeling” (sentimento, etimologia: dalla parola sentire) utilizzato per indicare l’elaborazione psicologica connessa all’emozione (Berridge 2018). Questi due aspetti delle emozioni sono comunque intrinsecamente interconnessi. Sarebbe un errore considerare l’attivazione fisiologica come processo esclusivamente inconscio e il processamento psicologico come processo completamente cosciente. Studi eseguiti con la misurazioni di variabili fisiologiche quali la conduttanza cutanea ci mostrano come l’attivazione fisiologica possa avvenire sia consapevolmente che inconsapevolmente (Tooley et al 2017), mentre studi comportamentali ci mostrano come il processamento psicologico implicito delle emozioni possa influenzare in modo subliminali le nostre decisioni e preferenze (Winkielman & Gogolushko 2018). Le emozioni si dividono inoltre in emozioni di base ed emozioni sociali. Le emozioni di base, ovvero gioia, tristezza, disgusto, paura rabbia e sorpresa sono presenti sin dalla primissima infanzia e sono condivise con gli altri mammiferi (Ekmann et al 1992, Addabbo et al 2018, Keltner et al 2019) . Esse si attivano per reagire agli stimoli che le hanno provocate nell’immediato e sono legate a meccanismi filogeneticamente e ontogenicamete più antichi. Le emozioni sociali, come la vergogna, l’orgoglio o la colpa si sviluppano quando l’individuo prende consapevolezza di se, dell’altro e delle regole sociali. La loro attivazione è connessa a scopi a lungo termine all’interno del contesto sociale e sono legate ad aree cerebrali filogeneticamente più evolute quali la corteccia prefrontale mediale (Gilead et al 2016). Per molto tempo nel dibattito scientifico-filosofico si è mantenuta una demarcazione fra pensiero razionale e pensiero emotivo. In realtà emozione e cognizione sono processi fortemente interconnessi. Le emozioni hanno una propria logica, caratterizzata però da un forte bias per ciò che è immediato e per ciò il nostro cervello ha imparato a categorizzare come evolutivamente vantaggioso. Non sempre il guadagno a breve termine corrisponde al guadagno a lungo termine ed è in questi casi che il comportamento guidato dall’emozione può rivelarsi disfunzionale e “irrazionale”. Ad esempio uno studente che, provando paura, non si presenta ad un esame, eviterà il pericolo di una bocciatura o dello stress legato al fallimento nell’immediato, ma penalizzerà la sua carriera e il suo futuro nel lungo periodo. Un importante passo in avanti per comprendere la relazione fra emozione e razionalità è l’Ipotesi del Marcatore Somatico (Damasio et al 1996) Tale teoria, basata su consistenti risultati empirici, mostra come il cervello registri al livello inconscio la reazione emotiva generata da particolari esperienze. In futuro, difronte alla presa di decisione, il riemergere di sensazioni provate in passato orientano il comportamento, motivo per cui istintivamente certe scelte ci sembrano migliori di altre. A fare da ponte fra la reazione emotiva e la decisione cognitiva sarebbe in network della corteccia prefrontale ventro-mediale (Hiser, J., & Koenigs, M. 2018) Persone con lesione in questa area cerebrale conservano le loro capacità cognitive, ma diventano incapaci di governare il loro comportamento, prendendo decisioni avventate o svantaggiose. Il feedback emotivo è quindi fondamentale per guidare il nostro comportamento Come evidenziato inizialmente, non sempre però le emozioni influenzano positivamente la nostra presa di decisione (Lerner et al 2015): Fenomeni di interferenza quali il bias per l’immediato o il carry-over emotivo possono portare a decisioni “istintive” ma sbagliate. Fortunatamente disponiamo di meccanismi di autocontrollo, legati alle aree corticali filogeneticamente più recenti, quali il reappraisal o il dislocamento attentivo, che permettono di modulare l’interferenza delle emozioni (Ochsner et al 2012).

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Pirandello e la Gestalt Therapy

Antonio Sichera

L’opera di Pirandello è stata letta di consueto dalla critica contemporanea quale emblema della frammentazione del soggetto e di una forma di relativismo nichilista. Si tratta di un’interpretazione che non rende giustizia alla complessità umana e alla profondità relazionale della scrittura dell’agrigentino. È possibile al contrario leggere Pirandello in una chiave gestaltica, scoprendone i lineamenti più intimi di consapevolezza del sé, di centralità del contatto, di sensibilità per la bellezza, di prossimità alll’infanzia e alla poesia.

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Oltre la maschera: alla ricerca di un ethos come luogo di incontro

Maria Luisa Di Pietro

“Raffigurati nel nostro volto appaiono gli occulti pensieri e attraverso questa parte del corpo si intravede l’interiore situazione dell’anima e della volontà. Il nostro volto […] è proprio come lo specchio dell’anima, si possono però osservare le sue manifestazioni in maniera chiarissima dall’aspetto del volto”. Queste parole del De anima di Cassiodoro mi ritornano in mente quando i miei occhi si soffermano sul volto di una mamma con il suo bambino, di un passeggero seduto davanti a me nei lunghi viaggi in metropolitana, di un paziente in corsia. L’amore, la gioia, la stanchezza, la sofferenza, la disperazione. Il volto manifesta l’interiorità e l’unicità della persona. Il volto esprime emozioni e sentimenti. Il volto non mente. Il volto gode di una sua innocenza. Fino a quando il volto non cade sotto il controllo di un’intenzione che vuole nascondere la verità agli occhi dell’altro. E così il volto perde la sua sincerità e si trasforma in maschera. Si indossa una maschera per celare vulnerabilità e insicurezza, per modificare un corpo che non si accetta, per ingannare gli altri. Maschere naturali e artificiali, maschere per modificare le fattezze del volto per nascondere inestetismi o in risposta ad un dismorfismo corporeo, maschere reali e maschere virtuali. Nel nascondere il volto, la maschera - però- ci interroga proprio su quanto cerca di celare, deformare, agli occhi dell’altro. E spinge alla ricerca di una realtà altra, di un ethos, di un luogo, in cui gli sguardi possano di nuovo incrociarsi e le parole non dette raccontare - senza infingimenti - la vera storia di ogni essere umano.

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Smascherare un mito: la Sindrome di Medea

Paola Argentino

Christa Wolf nel 1996 smaschera il mito di Medea: gli studi della storiografia antica dimostrano che Euripide fu pagato da Giasone per mettere in scena l’accusa più terribile e oltremodo invera di figlicidio ad opera di Medea, usata come capro espiatorio di tensioni sociali contro gli stranieri, al fine di liberarsene e così poter andare a nozze con una giovane donna greca, figlia del re di Corinto, ed in tal modo avere potere e ricchezze. La tragedia di Euripide è un orrendo attacco alla cultura matriarcale e sapiente a cui apparteneva Medea, è un tremendo svilimento della femminilità nella riduzione alla sessualità che sfocia nell’istinto ferino della donna tradita che agisce con vendetta irrazionale. In ambito psicologico e psicopatologico ed in particolare nella psichiatria forense, è necessario – direi anche urgente adesso - smascherare la “Sindrome (o complesso) di Medea”, detta anche “Sindrome della madre malevola”, o in modo ancora più subdolo “PAS (Parental Alienation Syndrome), o Sindrome di alienazione genitoriale”. Proprio dell’inesistenza scientifica di codeste sindromi argomenterò nella mia relazione del 2-6-2023

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L'umano irriducibile. Il volto e la maschera

Giorgio Bonaccorso

Il volto e la maschera sono al crocevia tra la natura e la cultura, come pure tra la vita di tutti i giorni e l’apertura a orizzonti più vasti. Un aspetto decisivo è il gioco tra l’espressione, la creazione e il riconoscimento: espressione del volto e riconoscimento del volto, creazione della maschera e riconoscimento della maschera. In questo gioco si realizza uno dei principali processi di socializzazione. A un livello fenomenologico più approfondito, si può individuare nel volto il primato della differenza che si fa etica della non-indifferenza, ossia della cura, mentre nella maschera si può individuare il racconto di mondi possibili e il desiderio di trasgredire la vita ordinaria. Nei contesti religiosi, la maschera è legata ai miti che raccontano le origini di un popolo e ai riti nei quali una comunità tende a scandire la propria presenza attiva nell’ambiente in cui si trova a vivere.

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La faccia: il luogo dove il pensiero diventa immagine

Gianfranco Tajana

La faccia è il mezzo attraverso cui l’invisibile che è in noi si fa visibile ed entra in rapporto di scambio con noi . La faccia disegna ritratti ed attraverso la faccia comunichiamo i nostri pensieri in immagini. Ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere. La faccia è il principale strumento dell’empatia. Contenuti : -Le espressioni facciali sono le vestigia evolutive della comunicazione preverbale -Ontogenesi dell’empatia -Andrew Meltzoff l’ uomo che parlava con i neonati -La faccia racconta il nostro carattere -Maschere: significanti che tengono nascosto il significato, che raccontano il nostro passato e le nostre esperienze -Parrucche, ciprie, veli,acconciature, barbe e baffi curati,nei di bellezza sono “strategie”per nascondere le nostre parti segrete -La maschera come inespressività espressiva -La faccia dell’anziano come metamorfosi della biologia. -L’invecchiamento è il modello più perfetto di sintesi passiva -La faccia come sede dell’incontro secondo Emanuel Levinas Versonondove

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Specchi dell’identità: tra maschera, avatar e fake profile

Erica Poli

Il mondo liquido della cosiddetta postmodernità è anche il mondo delle postverità, qualcosa che ha a che fare con il vero, ma non lo è più del tutto. Non che la ricerca della verità non sia mai stata una aporia, una di quelle strade che, non dando più seguito al cammino, richiedono ponti gettati sul baratro. Ma il crollo di ideali, di contenitori sociali e di significanti individuali, il crollo della legge edipica che sanciva l’ordine dei totem e dei tabù alla base della comunità, ha fatto sí che limiti e confini del reale siano sfumati sempre più, come colori di una tavolozza che, colando, si siano ibridati, sino a farsi colore indefinito e indefinibile. Così l’unica legge superstite pare essere la legge del “perché no?”, cifra di una perversione più o meno sottile che, negando il limite per sua stessa ontologia, si accovaccia sottilmente tra il narcisismo e il cinismo. La digitalizzazione della vita quotidiana comporta infine la bidimensionalità dell’essere. Non più coperto da maschere, ma ridotto ad esse. Non più sotteso al dramma pirandelliano della dialettica “dell’uno, nessuno, centomila”, ma appiattito nell’illusione che una identità si possa davvero risolvere in un fake profile o accontentarsi di un avatar. Proprio l’identità, che da sempre interroga la differenza, proprio l’identità, che è specchio costante dell’alterità e vive solo, per davvero, nelle intercapedini tra le identificazioni, dovrebbe poter essere ridotta alla costruzione di un “sè come lo si vuole” in sedentario ritiro davanti ad uno schermo? Questa la domanda da far risuonare in termini psicologici e neuroscientifici, ma al contempo antropologici e filosofici, per un duplice viaggio, quello che si snoda attraverso le derive, anche psicopatologiche, delle maschere postmoderne -che solo in apparenza somigliano alle antenate maschere tragiche- e quello che trascende l’oggi, per avventurarsi nel senza tempo della tensione irriducibile tra identità e differenza, forse unica cifra di sana immunità da ogni tentativo riduzionista, forse unica garanzia dell’esistere.

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L'abito fa il medico?

Marina Risi

E’ solo da pochi decenni che identifichiamo il camice bianco con la professione medica, ma questa divisa è ormai divenuta la cifra di riconoscimento di chi è chiamato a curarci. Al punto che gli esperti degli effetti placebo hanno dimostrato che la mera materializzazione di una persona avvolta in un camice bianco induce riduzione dell’ansia e del dolore nei pazienti. E non è un caso che l’insieme formato dall’ambiente in cui si svolge la cura, dalle posture del curante e del curato e dalla relazione che si stabilisce tra i due venga denominato setting. Gli attori coinvolti svolgono ruoli che sono stati culturalmente stabiliti e quindi tacitamente accettati. Ma all’interno di questa cornice rassicurante quali e quante sono le possibili trame che si svolgono nella ricerca di una auspicabile ricerca di verità? Il mascheramento del medico ci consente una maggiore confidenza o ci colloca in un ruolo di frustrazione e di soggezione?

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Lessico del volto... tacendo

Giovanni Moruzzi

La relazione ha lo scopo di indagare l’ incontro con l’altro nel percorso di fine vita. Questo è spesso l’incontro con il fragile che smarrita la ragione del senso sopporta la complessità del proprio finire incarnato. Le cure palliative tengono in se’ lo spazio ed il tempo della cura. Il lessico della cura operato dal “mantello” si esprime nella gestione del limite fino all’afasia parlata del silenzio come confine. L’epifania del viso è vivente (Levinas) perchè al confine della malattia inguaribile la maschera cade lungo la soglia, il volto parla e la condizione di essere umano soggiace alla verità.

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Prometeo e Pandora: il volto della speranza

Paola Argentino

Ifigenia, che nell’Agamennone di Eschilo si situa dentro la ferita di una paternità annientata e tradita, nelle due tragedie di Euripide, ad ella dedicate, va oltre la violenza sacrificale e risplende di una bellezza che illumina, con la saggezza mitica, l’umanità fino alla contemporaneità. Vi narrerò il mito nel nome di una figlia, vittima sacrificale per vincere la guerra, figlia innocente, ignara, ingannata, e persino imbavagliata per costringerla al silenzio. Mi soffermerò su questo silenzio sacrificale come forma di violenza estrema su Ifigenia, che aveva già accettato di immolarsi inneggiando alla patria, tanto più che ella dimostrerà tra i Tauri il potere salvifico della parola. Infatti nelle versioni del mito dove appare salva in Tauride, la dote che più risalta di lei è la parola, la capacità di persuasione, con le quali riuscirà a ottenere da Toante, di cui è prigioniera, la salvezza e il ritorno in patria, per sé ed il fratello Oreste. Il mito di Ifigenia ci consegna una figura femminile meravigliosa, emblema della massima bontà che illumina il tetro folle scenario bellico – allora come ora - con la speranza, nel riconoscimento affettivo salvifico della fratria e del potere della parola persuasiva, del dialogo e del rispetto reciproco.

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I volti ci salveranno

Agata Pisana

In una società in cui immagini effimere e maschere insidiose attraggono tanti giovani creando una pericolosa confusione fra apparenza e realtà, gli adulti siamo chiamati ad una assunzione di responsabilità che ci obbliga ad un cambiamento radicale di abitudini e convinzioni e dove il presentarsi come un Tu autentico, credibile e affidabile si pone come sponda necessaria e ineludibile. L'orizzonte è una società dove contatti reali e nutrienti sapranno essere alternativa salvifica rispetto alle vuote e ingannevoli proposte mediatiche.

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Alla ricerca (impossibile) del volto di Dio (e del nostro)

Gilberto Borghi

La storia del popolo ebraico si connota come un susseguirsi di rivelazioni sull’identità di Dio, disvelamenti successivi di come e cosa sia Dio, che possono essere seguiti, nel loro svolgimento, attraverso l’analisi dei suoi nomi che via via compaiono nella Bibbia. Ma tale successione di nomi permette di rintracciare un filo rosso di significato, che mostra come i vari disvelamenti possano essere compresi su una linea progressiva di sempre maggiore “vicinanza” del volto di Dio al cuore dell’uomo, di un suo progressivo “chinarsi” e rendersi percepibile sotto la parola “amore”, connessa soprattutto alla relazione di paternità – figliolanza. Correlativamente a questo percorso è possibile mostrare come la relazione tra Dio e l’umanità segua di pari passo tale filo rosso, e mostri che la redenzione dell’uomo e la sua salvezza vengano percepite dall’uomo stesso, secondo logiche diverse, conseguenze dirette dei volti celati dietro ai nomi di Dio a cui si connettono. E mostra come la redenzione intesa come atto di amore gratuito si palesi pienamente solo persona di Cristo e della sua rivelazione. Ciò consente di riconoscere che anche la ricerca dell’identità dell’uomo, ovviamente relazionata a quella di Dio, segue lo stesso percorso dei medesimi disvelamenti successivi, connessi ai volti di Dio. E come Dio è in sé relazione sussistente, l’uomo si riconosce e si costruisce come persona solo a partire dalla relazione orizzontale con i fratelli. Potrà, allora, essere possibile concludere che, come per Dio, anche l’identità umana abbia almeno tre caratteri riconoscibili. Intanto relazionale: è una identità possibile solo dentro ad una relazione, come contesto in cui nasce e si struttura. Poi autotrascendente: è una identità che tende a superare sempre sé stessa, senza un termine finale davvero raggiungibile nell’arco della vita umana. Infine ineffabile: è una identità che nessun nome riesce a connotare pienamente, nessuna maschera mostra compiutamente, ma questi linguaggio possono solo denotarla, senza mai poterla definire.

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L'interiorità velata: scorci di volti e maschere nell'arte contemporanea

Chiara Gatti

Se l’arte pittorica tra fine Ottocento e prima metà del Novecento ha subito quel processo di disgregazione di piani, colori e forme che hanno portato all’affermarsi delle principali avanguardie dei più famosi movimenti artistici, è proprio perché si fa interprete di quella frammentazione dell’io che caratterizza l’uomo del Ventesimo Secolo. In quest’ottica il volto, inteso classicamente come sembiante che esprime l’interiorità, si sdoppia ora in immagini speculari, ora in finzioni parallele quali alter ego, ora in deformati lineamenti spersonalizzati : immagini ricomposte in maschere, eppure lanciate nello spazio pittorico come inquieti frammenti del sé. Ne siano prova alcuni grandi, tra cui artisti come Picasso, Escher e Munch, capaci di velare e rivelare corpi e volti con l’apparenza tanto cercata.

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Le trappole del potere: maschera e volto nel teatro di Seneca

Andrea Sollena

Nel teatro di Seneca le trappole costituiscono lo strumento privilegiato per l’affermazione del potere che, presentandosi sotto una maschera di benevolenza, mostra solo nel succedersi degli eventi il proprio volto malevolo. Tale processo, mentre configura la struttura narrativa delle tragedie senecane, comunica altresì un preciso significato ideologico: la prima età imperiale ha portato al sovvertimento dei valori della tradizione e tutto ormai precipita verso la catastrofe. In tal senso organizzazione formale e connotazione ideologica concorrono a determinare l’intreccio polisemico di una scrittura che mostra in dissolvenza la scomparsa della maschera e la progressiva manifestazione del volto autentico del potere.

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Tra Volti e Maschere: il potere della parola tra σῶμα (soma) e ψυχή (psiche)

Rita Garofalo

Negli anni ‘50 Robert Levy, antropologo e psichiatra statunitense, condusse degli studi sull’elevato e anomalo tasso di suicidi che affliggeva Thaiti. Scoprì, così, che nella cultura e nella lingua thaitiana esistevano soltanto parole in grado di descrivere il dolore fisico ma non c’erano parole per individuare il dolore dell’anima. Davanti al dolore interiore i thaitiani, considerando anormale ciò che sentivano e non trovando parole per esprimerlo, reagivano col suicidio. Levy definì questa “mancanza di parole” ipocognizione. Il neurofisiologo Fabrizio Benedetti, uno dei maggiori esperti mondiali dell’effetto placebo e dell’effetto nocebo, nel suo libro La Speranza è un Farmaco afferma che “le parole sono delle potenti frecce che colpiscono precisi bersagli nel cervello e questi bersagli sono gli stessi dei farmaci che la medicina usa nella routine clinica”. La parola è un’unità universale, presente in ogni lingua umana formalizzata, un vero e proprio atomo comunicativo. La parola è suono e astrazione simbolica, allegoria e metafora, non è mera descrizione, ma è un’entità creativa: scegliendola si genera una realtà, perciò parola e magia sono da sempre così legate. La parola anima la nostra interiorità e ci permette di entrare in relazione, non si limita a descrivere il sentimento, l’energia, ma gli dà forma, è l’azione di Michelangelo che trasforma il calcare del marmo nel Mosè per poi dirgli, come racconta la leggenda, perché non parli. Un’azione così potente ha un impatto formidabile sulla vita umana, ecco perché non avere parole per nominare le cose, come accade nei casi più gravi, può significare avere problemi a gestire la propria vita.

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“Il silenzio: profondità del sentire, bellezza della vita"

Michela Tammaro

Il silenzio, realtà neutra, apre ad una ricchezza di colori e sfumature emotive che, se accolte e lasciate fluire, restituiscono informazioni preziose «su come stiamo nel mondo». Se non ci lasciamo spaventare dall’idea di vuoto o solitudine che esso può evocare possiamo scoprire un luogo in cui sostare per ripartire con maggiore consapevolezza e stabilità. Il silenzio è nella natura, nell'arte; nella musica è sapientemente utilizzato per incontrare, nel sentire, l'ascoltatore. Esso costituisce un potente mezzo per scendere in profondità e, come tale, va inscritto in un tempo e va orientato verso un fine: il silenzio, infatti, ha un senso se collocato all’interno di un tempo e se è uno strumento a servizio di una maggiore vita, di una maggiore pienezza, della comunicazione, dell’incontro con l’altro. Come comunicazione profonda di sé stessi, e non come vuoto di parole, lo stare in silenzio presso l’altro con tutto sé stessi, anche nell’impotenza, è già un atto curativo. Esso crea uno spazio di accoglienza ed apre ad un dialogo intra ed interpersonale carico di significati. Nella comunicazione verbale, il silenzio si alterna alla parola come in una danza in cui l’uno fa spazio all’altra, con un ritmo dettato dalla consapevolezza che non tutto si può esprimere in parole.. o si deve esprimere. Dal silenzio emergono le parole cariche di vita che raggiungono l’altro nella loro essenzialità e potenza espressiva, emergono le note, le emozioni, che poi tornano al silenzio come spazio in cui questi elementi di vita possono continuare ad esistere. In questo senso il silenzio non è il vuoto che spesso spaventa, ma lo spazio pieno dell’esperienza vissuta che può diventare parte di sé, luogo di integrazione e assimilazione della realtà appena sperimentata.

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Il volto della vita e gli esseri umani (maschere?)

Paola Argentino

Ifigenia, che nell’Agamennone di Eschilo si situa dentro la ferita di una paternità annientata e tradita, nelle due tragedie di Euripide, ad ella dedicate, va oltre la violenza sacrificale e risplende di una bellezza che illumina, con la saggezza mitica, l’umanità fino alla contemporaneità. Vi narrerò il mito nel nome di una figlia, vittima sacrificale per vincere la guerra, figlia innocente, ignara, ingannata, e persino imbavagliata per costringerla al silenzio. Mi soffermerò su questo silenzio sacrificale come forma di violenza estrema su Ifigenia, che aveva già accettato di immolarsi inneggiando alla patria, tanto più che ella dimostrerà tra i Tauri il potere salvifico della parola. Infatti nelle versioni del mito dove appare salva in Tauride, la dote che più risalta di lei è la parola, la capacità di persuasione, con le quali riuscirà a ottenere da Toante, di cui è prigioniera, la salvezza e il ritorno in patria, per sé ed il fratello Oreste. Il mito di Ifigenia ci consegna una figura femminile meravigliosa, emblema della massima bontà che illumina il tetro folle scenario bellico – allora come ora - con la speranza, nel riconoscimento affettivo salvifico della fratria e del potere della parola persuasiva, del dialogo e del rispetto reciproco.

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La danza dell'identità tra "maschera" e "volto"

Carmen Di Bella

L'obiettivo del seminario sarà quello di mettere in scena la propria identità corporea. Strumento peculiare del lavoro è la maschera bianca che vi verrà fornita. Danzeremo a "volto" scoperto le nostre parti conosciute e svelate e danzeremo con la "maschera" le nostre parti celate, forse ancora sconosciute. Sarà un viaggio intimo nella nostra soggettività, attraverso figure e forme artisticamente presentate, una sorta di messa in scena della nostra identità. Nella seconda parte del seminario la maschera sarà colorata e diversificata da tutte le altre maschere e rappresenterà il nuovo ALTRO... di noi emerso durante il percorso. Ciascuno porterà un foulard, abbigliamento comodo, possibilmente calzettoni per danzare senza scarpe.

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La danza degli sguardi tra madre e bambino

Lucia Stella

Alla domanda “cosa vede il bambino sul volto della madre ?” Winnicott risponde “Vede se stesso”. Come puo’ allora un bambino construirsi in maniera sana quando il volto della madre, preso dalle preoccupazioni e dalla sofferenza del momento, non riesce a rispecchiare il vero Io del bambino, quando la madre non riesce a volgere il proprio sguardo a suo figlio? Come aiutare le madri in difficoltà ad aprire il loro volto a quello del loro bambino in modo tale che quando lui si rispecchia possa vedere un sé positivo? Quali approcci psicocorporei possiamo inventare per favorire la construzione di un legame di qualità tra la madre e il bambino? La danza puo’ costituire un mezzo interessante per favorire l’accordanza tra i due parteners della relazione? In che modo la danza puo’ favorire il processo di costruzione narcisistica del bambino? A partire dalle ricerche di Winnicott (sul volto della madre come precursore dell’io) e Tronick (sullo still face), cercheremo di analizzare queste domande articolandole con la nostra ricerca dottorale, discussa a Parigi nel 2021 e diretta dal Prof. Bernard Golse (ex primario del servizio di pedopsichiatria dell'ospedale Necker-Enfants Malades, Parigi). Questa ricerca si basa su un dispositivo terapeutico, “Accordanza”, mediato dalla danza, che accoglie delle mamme e i loro neonati. Si tratta di un metodo terapeutico innovativo che permette di lavorare corporalmente sul legame tra genitori e figli in caso di depressione post-parto, di traumi materni non risolti o nel caso in cui il bambino non inizia la relazione e c'è quindi un sospetto di autismo (per fare solo qualche esempio). Dopo aver presentato la nostra ricerca dottorale, illustreremo le nostre ipotesi iniziali con degli esempi clinici tratti dal nostro dispositivo terapeutico “Accordanza”.

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Il corpo performativo come maschera e svelamento in uno studio di teatro danza nelle Trachinie di Sofocle

Concettina Mastria

I temi di cui la tragedia greca si informa sono vari, tutti riconducibili alla comune esigenza degli Ateniesi di mantenere e difendere l'equilibrio che dalla divinità emana come forza ineffabile e si compie nelle strutture etiche e sociali; l'uomo con la sua eminente energia esistenziale e la fragilità di essere dominato dalla τύχη, il rapporto complesso con la divinità, l’insondabilità del destino sono contenuti variamente declinati nelle opere dei tragediografi greci; la prospettiva che emerge delinea i tratti di esistenze in balia dell'errore che non lasciano spazio all’eroe forte ed invincibile, dominante nell’immaginario collettivo. Volgendo il focus sulle Trachinie di Sofocle, Eracle, non più protagonista di sovrumane imprese, appare come un uomo che affronta la vertiginosa caduta della gloria e della sua buona fortuna. Egli distrugge la città di Ecalia per conquistare la figlia del re Eurito, Iole, e portarla con sé come concubina: trova la morte per mano della moglie Deianira, che lo avvelena, senza volere, credendo di somministrargli un filtro d’amore (il sangue del Centauro Nesso di cui cosparge il chitone da donare al suo sposo), custodito segretamente per anni; ella, rendendosi conto che la veste porta Eracle alla morte, si toglie la vita, come molte grandi regine della tragedia greca, in segreto, tra le mura della sua reggia. In questo lavoro si presenta l’indagine eseguita da un corpo studentesco del liceo classico"Stampacchia"di Tricase (LE) sulle Trachinie di Sofocle; la metamorfosi dell'eroe in uomo e della regina in involontaria assassina dell'affetto a lei più caro, la trasformazione dell'amore filiale in odio, sono stati tradotti in atto performativo di movimento nella sintesi di testo e teatro danza; l' analisi testuale e la scrittura del testo sono state eseguite da tutti gli studenti del progetto; la parte performativa è stata realizzata da ragazzi con abilità codificate di danza su suggerimento di tutto il gruppo. Si può tradurre il multiforme tragico facendo corrispondere pluralità di forme e contenuti con il multiforme performativo contemporaneo? L'esperienza didattica svolta presso il liceo classico "Stampacchia" di Tricase spinge a rispondere affermativamente: i giovani hanno colto l'attualità e la policromia del mondo antico, grazie all'attività svolta che ha fatto incontrare i loro interessi musicali e di movimento con la classicità. Siamo fermi sostenitori dell'esigenza di attualizzare il mondo greco al fine di farlo amare ai giovani, a partire da se stessi e dalla proprIa vita. Quello che all'Accademia potrebbe apparire come superfluo e poco rispettoso delle tradizioni di studio e delle applicazioni filologiche e traduttive, in ambito della formazione sembra una strada efficace per la sopravvivenza di un amore sempiterno e di una cultura inoppugnabile ma sempre meno conosciuta ed apprezzata anche in termini di utilità nella costruzione di strutture cognitive ed emotive delle giovani generazioni d'Italia.Il dramma sofocleo traduce ottimamente la caotica realtà umana dell'incertezza, la ποικιλία dell'esistenza che oscilla fra tradimenti della fides, di se stessi e dei propri sentimenti; Il sentire dolente di Deianira e l'atteggiamento forviante di Eracle attraversano in antistrofe le trame delle parole e tentano di sfuggire alle responsabilità del κόσμος violato, per poi piombare inesorabilmente nella consapevolezza della fine attraverso la ferocia e la morte. Le energie che sottendono allo svolgimento dell'azione scenica sono mutevoli, multiformi, una traduzione scenica del πάντα ῥεῖ, verrebbe da dire; questa varietà ottimamente si confà ad una traduzione in movimento danzato e ad un "tradimento" in chiave contemporanea, che usa musiche improbabili, elettroniche, per rendere una duplice metamorfosi: quella dell'amore in distruzione e quella dell'antico in arte performativa contemporanea.