La ricercata follia dell’artista per un’estetica musicale delle relazioni d’aiuto.
La ragione per cui uno dei brani musicali più popolari del rinascimento prende il nome di Follia potrebbe risiedere nel contrasto tra ciò che rende rassicurante i tratti identificativi della sua struttura melodico-armonica e la possibilità che un’intrigante alterazione possa riconfigurarne la linearità originaria. Il processo creativo che ne consegue conduce a una serie di “variazioni al tema”, la cui concreta e sofisticata responsabilità è data dalla continua diversificazione delle condotte musicali, indotte a modificarsi l’una nell’altra, nella ricerca di una bellezza formale che incarna tutta la complessità della natura umana. All’interno di questo organismo musicale, le dinamiche
relazionali muovono la concertazione delle idee e impongono schemi di proposte e risposte tra le diverse voci in campo. Il passaggio successivo è la sovrapposizione a intreccio fra tutte le parti in gioco, tutte insieme appassionatamente coinvolte in un amabile contrasto. È questo armonico conflitto che ben restituisce l’ineffabilità esistenziale di una specie animale predisposta alla pazzia e tuttavia capace di trasferire, nonché sublimare, le sue folli necessità sopra un felice disegno di bellezza comportamentale, assolutamente occidentale e rigorosamente estetico, in quel capolavoro di architettura relazionale che è la Polifonia: un’arte compositiva che resta motivo di elogio e di avanzamento culturale, incomparabile col resto del mondo monodico. Davanti a un tale stupore ingegneristico, i termini che fanno tuttora bene a questa sensibile pratica musicale, alle sue regole e ai suoi tecnicismi, sono tuttavia curiosamente presenti, anche se con le dovute forzature, nei migliori manuali di psichiatria: dissociazione ed ecolalie, ossessiva imitazione e coazione a ripetere, paradossale incoerenza, calcolata ostinazione, instabilità emotiva, narcisismo a oltranza e finzione, insieme a tante altre variazioni sul tema speculare della legittimità e del riscatto, rispetto a un’innata spinta criminale verso la stupidità e che è alla base di una società ormai alla deriva. La domanda folle è: quale dimensione umana avremmo oggi, se si fosse realmente sviluppato tra le persone un comportamento musicalmente polifonico? La follia della novità andrebbe sperimentata e poi suonata al mondo. E di santa ragione.