Lo scontro fra culture
È in tale contesto che bisogna inserire la rilettura della figura di Medea da parte di Christa Wolf. Questa intellettuale della Repubblica Democratica Tedesca che aveva subito molto accuse da parte di molti occidentali, i quali denunciavano il suo sostegno al regime comunista autoritario e certamente non “democratico” della Germania orientale, rivede se stessa nella figura di Medea, usata quale capro espiatorio – diventato tanto spesso “femminile” nel corso della storia, come era stato nel caso di Cassandra alla quale la Wolf ha dedicato un’altra sua celebre biografia (4) .
A questo forte significato di contrapposizione politica si aggiunge il tema del contrasto fra culture, quella dei Colchi dalla quale Medea proviene e quella dei Greci nella quale ora vive. Certamente, per la Wolf, si tratta anche del contrasto fra una cultura arcaica e una considerata più “evoluta”, quasi di una nostalgia di un tempo migliore, che, tuttavia, si perde in un passato remoto, perché gli stessi Colchi, dai quali Medea proviene, sono ormai corrotti. E la corruzione passa attraverso molte vie, ma quella fondamentale riguarda la perdita della centralità del femminile nella dimensione sociale e politica corrispondente ad una fase arcaica ormai superata. E’ il tema del matriarcato presente non solo presso i Colchi, ma anche presso i Greci di Corinto; infatti, secondo Christa Wolf la moglie di Creonte, Merope, rappresentava ancora un residuo di potere politico femminile, completamente eliminato attraverso il sacrificio rituale della figlia Ifinoe, scoperto casualmente da Medea. A questo corrispondeva l’altro sacrificio alla ragion di stato del fratello di Medea ucciso dal padre Eete che non voleva lasciargli il trono. E di questo delitto in Corinto era stata accusata Medea.
Tale schema interpretativo, risalente a Johann Jakob Bachhofen, secondo il quale nel suo Il potere della madre, al primato religioso della Dea Madre, confermato dai reperti archeologici, corrispose anche un primato politico, non trova in realtà una conferma nei dati storici, tuttavia è una suggestiva ipotesi che rivela in ogni caso un processo brutale di sopraffazione del femminile ad opera del maschile.
Quello che interessa maggiormente nella interpretazione della Wolf, la quale scagiona Medea da ogni colpa, da quella dell’uccisione del fratello a quella dell’uccisione dei figli – ella ripropone, infatti, la tesi di Apollonio Rodio ripresa da Robert Graves secondo la quale Euripide fu pagato dai Corinzi per incolpare la straniera di un delitto da loro commesso – è la revisione del concetto di “barbarie”, tanto caro ai Greci.
Tale revisione passa attraverso un nuovo rapporto fra ragione e sensi, un nuovo modo di intendere l’arte del curare e quindi la “magia” di Medea.
Il prossimo sabato continueremo approfondendo la Medea maga: la hyletica come chiave interpretativa della magia