La maschera di Pulcinella, il volto di un popolo.

Feb 16, 2023 | Volti e maschere nell'arte

Eduardo De Filippo diceva che il teatro porta alla vita e la vita porta al teatro e che non è possibile scindere le due cose. Questa commistione profonda tra realtà e rappresentazione, tra persone e personaggi è evidente a Napoli, teatro a cielo aperto, dove ogni avvenimento diventa rappresentazione e trova la sua scenografia nei vicoli pieni di vita e carichi di umanità della città.
Da questi vicoli, sfondo policromo di caratteri umani, emerge Pulcinella, modellato dall’istinto popolare e dalla creatività degli attori che l’hanno interpretato nel tempo, offrendo una schiera di personaggi, di cui svela pregi e difetti, diventando simbolo dell’individuo e della collettività. La sua propensione ad uscire fuori da sé gli permette di entrare in una molteplicità di esistenze che lo vedono una volta soldato, un’altra contadino, un’altra ancora avvocato, filosofo.. Consapevole delle difficoltà dovute al suo essere logorroico e senza riservatezza, incapace di mantenere un segreto, che diventa presto il “segreto di Pulcinella”, riesce sempre ad uscire dai problemi con un sorriso. Fa uso di doppi sensi e sfottò, accompagnati da movenze che ridicolizzano il padrone e, più in generale, il potere. Lontano dall’essere un sempliciotto, è scaltro e dotato di una grande autoironia che gli permette di stare in mezzo alle difficoltà con il giusto distacco. Il camicione bianco, senza tasche, lo costringe a tenere le mani sotto le ascelle e ad assumere la postura e le movenze di un volatile. Comico e tragico, altruista e imbroglione, servitore e ribelle, pigro e pronto a tutto pur di saziare i suoi appetiti, rappresenta l’uomo semplice, che occupa l’ultimo posto della scala sociale. In Pulcinella convivono gli opposti, resi visibili dall’ ermafroditismo simbolico del costume, dai colori bianco e nero che rimandano al rapporto tra vita e morte, dal copricapo che svela il suo desiderio di riscatto sociale, la tensione tra il tentativo di appartenere ad un ceto più elevato e le sue origini contadine.
Non abbiamo certezze sulle sue origini che potrebbero risalire alle Fabulae Atellanae, come discendente di Maccus, per le sue caratteristiche di servo perennemente affamato, dal naso lungo, ventre prominente e veste larga bianca o di Kikirrus, per via della sua voce stridula e del naso adunco che ricorda quella del gallo, da cui potrebbe discendere il nome (piccolo pulcino). Quello che sappiamo è che la maschera di Pulcinella compare con la Commedia dell’Arte ad opera di Antonio Fiorillo e la sua popolarità le ha fatto varcare i confini italici contagiando, fra gli altri, francesi (Polichinelle) ed inglesi (The Punch). È sopravvissuta al Guappo, a Sciosciammocca, Tartaglia, probabilmente proprio per questa sua propensione alla metamorfosi che lo rende tanti personaggi in uno.
Fu Antonio Petito, nel 1800, a riformare il personaggio e le sue rappresentazioni, dandogli il costume che vediamo oggi: la maglia rossa sotto il camicione bianco, indossata per necessità a causa della broncopolmonite dell’attore, è diventata elemento tradizionale del costume e la maschera nera, ‘a mezza sola, era il calco del suo volto. Il ceto popolare poteva incontrare in maniera stabile Pulcinella, nell’avvicendarsi delle rappresentazioni degli attori, al Teatro San Carlino di Napoli, luogo visitato, secondo alcuni, anche da Ferdinando IV di Borbone sotto mentite spoglie. Ancora oggi, in Campania, durante il periodo di Carnevale, è possibile incontrare Pulcinella, nei “balli”, rappresentazioni in cui si cimentano le persone comuni in strada, eredità delle imitazioni dei balli di Carnevale a Palazzo che il popolo riproduceva fuori dalla Corte. La gestualità vivace, la necessità di comunicare esprimendosi attraverso il corpo in maniera teatrale, tratto tipico dei napoletani, scenografico in Pulcinella, è l’eredità della necessità di un popolo di farsi capire durante le dominazioni straniere. Il farsi beffa del potere, l’ingegnarsi di Pulcinella per venir fuori da situazioni scomode, parlano dell’arte di arrangiarsi dei napoletani che riescono a venire fuori dalle difficoltà con un grande ingegno creativo. Pulcinella è prosopon, maschera tragica e scanzonata, volto di un popolo, che rivela la convivenza dei tratti opposti dell’umano: pur emergendo dalle viscere di Napoli, accoglie in sé ogni uomo che in essa si può rispecchiare.

Dr.ssa TAMMARO MICHELA
Counsellor Professioniosta
Istituto di Neuroscienze e Gestalt Therapy
“Nino Trapani”

NB. Immagine "Pulcinella Sfratto". 
Fonte: www.arteferrigno.it
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