Un groviglio di amore e sofferenza, fiducia e tradimento, ragion di Stato, superstizione e doveri familiari. Un groviglio che come una rete cala sulla preda, Ifigenia, e la conduce con le proprie gambe alla morte. Un groviglio generatosi nel cuore di un padre e re, Agamennone, nell’attimo in cui una fraintesa ragion di Stato ha prevalso sul senso di umanità, violando i doveri sacri delle relazioni familiari. La flotta greca, dopo la vittoriosa spedizione contro Troia, non riesce a ritornare in patria, bloccata in Aulide dall’assenza dei venti.
Giorni e giorni di attesa e non succede niente. Finché un indovino, Calcante, appositamente interrogato dal re Agamennone, dà il responso che Agamennone padre mai avrebbe voluto sentire. Affinché si alzino i venti e la flotta possa fare il suo ritorno in patria, gli dei chiedono ad Agamennone il sacrificio della figlia. Il sacrificio di Ifigenia.
L’animo di Agamennone diviene allora la trincea in cui si combatte la più cruenta delle guerre. Il re contro il padre, il padre contro il re. Ed il re prevale. Il padre è sconfitto. L’umanità ha perso. Da questa sconfitta discende il caos relazionale degli eventi che seguiranno. Il padre ingannerà la figlia: Ifigenia dovrà recarsi in Aulide in quanto promessa sposa al grande Achille. Il marito ingannerà la moglie Clitennestra con la medesima falsa promessa di nozze della figlia. E quest’inganno costerà la vita ad Agamennone, ucciso da Clitennestra, a sua volta uccisa dal figlio Oreste per vendicare la morte del padre.
Inganno genera inganno, morte chiama morte, in un circolo vizioso che conduce alla distruzione. Come a dire che la sconfitta dell’umanità, anche se una sola volta, anche solo nel cuore di un uomo, non è mai indolore e non è mai priva di conseguenze, le più nefaste. Ed Ifigenia, sulla fiducia tradita della parola paterna, andrà in Aulide. Lì scoprirà l’inganno. Non la vita matrimoniale la attende, bensì la morte sull’altare di Artemide. Non la gioia di un talamo nuziale, ma il freddo marmo di una divinità priva di umanità. La divinità l’ha usata, il padre l’ha tradita. Il freddo della morte, il freddo del marmo, il freddo del tradimento paterno. È già freddo il cuore di Ifigenia quando, unica eroina in un contesto di eroi mancati, offrirà il collo alla lama del carnefice, mostrando come si esca da un groviglio di morte. Con il coraggio della linearità e della coerenza della propria condotta di vita.
Andrea Sollena