LA SPERANZA COME “MEMORIA DEL FUTURO”

Feb 4, 2025 | psicologia

Gabriel Marcel, in modo evocativo, afferma che «la speranza è la memoria del futuro», una definizione apparentemente contraddittoria perché la speranza si proietta nel futuro, ma necessita della memoria delle esperienze del passato.
Non si tratta di una memoria numerica o cronologica, ma della memoria come ragione astratta, la memoria come passione, come emozione che nasce dal passato per il futuro e che resiste anche nel momento in cui la malattia arriva, in cui l’età avanza.
Tra passato e futuro c’è poi questa “isola del tesoro”, esile, quasi introvabile, anche secondo Agostino, che è l’esperienza del presente.
Parlare comunque della speranza come memoria del futuro significa recuperare il passato, recuperare le esperienze emozionali, i ricordi. Come afferma Eugenio Borgna, il futuro si salva soltanto quando non perde mai le sue radici, ovvero quelle che sono state le esperienze che abbiamo fatto e la speranza vive del futuro. Questo futuro è un senso, è una ricchezza, ha una capacità di contagio se non spegniamo i ricordi, tutti i ricordi, anche quelli dell’infanzia, se vogliamo che la nostra speranza si mantenga viva e, soprattutto, mantenga la sua dimensione relazionale, intersoggettiva ed intercorporea nella sua radice.
Questi concetti sono mirabilmente rappresentati dal grande scultore italiano Bernini nel gruppo scultoreo che raffigura Enea che fugge da Troia in fiamme portando sulle spalle l’anziano padre Anchise e per mano il figlioletto Ascanio. Questa scultura, conservata nella Galleria Borghese di Roma, si estende in verticale, in alto Anchise, vecchio e stanco, tiene l’urna contenente le ossa degli antenati (memoria del passato), al centro Enea, e in basso Ascanio, il figlioletto che segue il padre, e in una mano sorregge il fuoco del tempio di Vesta, luce che rappresenta la speranza del futuro. Questa lettura è resa anche dalla rappresentazione della pelle dei diversi soggetti scolpita nel marmo: morbida quella del figlioletto, vigorosa quella di Enea e, infine, raggrinzita quella del padre.
Durante la recente pandemia Papa Francesco citerà questa scultura invitando a sostenere, in tempo di crisi, la memoria e l’avvenire, come Enea, che si salva portando con sé il padre, le sue radici, ed il figlio, il suo futuro, le promesse, la speranza.
L’Enea di Virgilio non rappresenta l’eroe invincibile né la retorica della sconfitta gloriosa, ma l’umanissimo dolore per le conseguenze di un evento tragico (in questo caso la guerra, ma può riferirsi alla pandemia, a tutte le umane tragedie), a cui reagi- sce con la capacità di farsi carico e dunque di prendersi cura dei familiari e delle persone di cui ha responsabilità, e con la scelta, faticosa e necessaria, di mettersi in cammino, costruire un nuovo inizio di vita e di storia, e dare un senso, nel presente, a quanto accaduto nel passato, come risorsa per il futuro, illuminati dalla speranza.

PAOLA ARGENTINO (Germogli di speranza, n.3-2025)