SPERANZA
Ti saluto, Speranza, tu che vieni da lontano
inonda col tuo canto i tristi cuori.
Tu che dai nuove ali ai sogni vecchi.
Tu che riempi l’anima di bianche illusioni.
Ti saluto, Speranza, forgerai i sogni
in quelle deserte, disilluse vite
in cui fuggì la possibilità di un futuro sorridente,
ed in quelle che sanguinano le recenti ferite.
Al tuo soffio divino fuggiranno i dolori
quale timido stormo sprovvisto di nido,
ed un’aurora radiante coi suoi bei colori
annuncerà alle anime che l’amore è venuto.
Pablo Neruda
Spunti di riflessione di Paola ARGENTINO
La grande sensibilità del poeta cileno Pablo Neruda (ultimo degli pseudonimi di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes), premio Nobel per la Letteratura nel 1971, si rivela con forte intensità ed in tutto il suo coinvolgimento emotivo in questo “saluto” alla speranza.
L’impatto inziale con le prime rime della poesia adombra il lettore di profonda mestizia, ma l’immagine della speranza come canto che inonda con le sue note “i tristi cuori” e ridona “nuove ali” ai sogni antichi, recupera “la possibilità di un futuro sorridente” fuggito via, nel deserto, per le disillusioni della vita. In particolare, il saluto alla speranza si trasforma in un invito a riparare, cicatrizzare le ferite recenti, ancora sanguinanti, dell’anima sofferente.
Sogni vecchi e ferite recenti, sembrano susseguirsi nel ritmo di un tempo leggero e veloce come un “soffio divino”, al cui cospetto fuggono i dolori e torna a risplendere l’amore, come “un’aurora radiante coi suoi bei colori”.
Ecco il messaggio che si espande dalle rime di questa poesia, ed inebria come un delicato profumo la nostra mente: la speranza si apre un varco tra le nubi della tristezza e del dolore, quando accoglie l’amore che viene come balsamo a curare le ferite dell’anima.
PAOLA ARGENTINO (Germoglio di Speranza n.4/2025)